Alcune cose mi convincono altre meno. Vediamo di analizzare alcune novità riportate dai giornali che dovrebbero essere inserite nella riforma.
- TEMPO DETERMINATO - aumenterà il costo contributivo, diventa più rigida la disciplina del rinnovo dei contratti
- APPRENDISTATO - durata minima, obbligo del tutore, conferme in servizio per diffondere ulteriormente questo strumento
- PART-TIME - obbligo di comunicazione amministrativa per ogni variazione di orario al fine di limitare gli abusi
- INTERMITTENTE - arriva l'obbligo di comunicazione, anche telefonica, a ogni chiamata del lavoratore
- CONTRATTI A PROGETTO - sarà messa a punto una definizione più stringente del «progetto» e aumenterà la quota di contribuzione
- PARTITA IVA - a fronte di tre parametri (durata del rapporto verso il committente maggiore di sei mesi nell'anno, ricavi maggiori del 75% dal committente o da società e imprese ad esso collegate, postazione di lavoro presso il committente) scatta la presunzione di continuità
- ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE - verrà imposto il tetto massimo di cinque soggetti, fatte salve le associazioni familiari e professionali
- LAVORO ACCESSORIO / VOUCHER - ristretto il campo d'azione di questo istituto ma la comunicazione d'inizio attività sarà più semplice
Diciamo che l'obiettivo è encomiabile, andare a limitare o neutralizzare alcune delle furbate tipiche per evitare di assumere il dipendente e mi riferisco in particolare a contratti a progetto, partite iva e associati in partecipazione. Specialmente tra i giovani oramai è la prassi essere presi con contrattino a progetto e ricevere uno stipendio da fame andando a fare quello che fanno i dipendenti (570.000 circa rapporto a progetto nel 2010), così come è diffusissima la moda di trasformare dove possibile il dipendente in lavoratore autonomo a partita iva. Giusto quindi limitare e mettere paletti molto più stringenti, fosse per me ad esempio avrei abolito in toto i contratti a progetto e sarei stato anche più rigido per quanto riguarda le partite iva.
Detto questo non mi convince altrettanto la stretta verso le forme ordinarie di flessibilità: tempo determinato e part-time, io le avrei addirittura incentivate. Alle imprese devi riconoscere dei margini di flessibilità, specialmente se togli o limiti contratti a progetto, associati in partecipazione, voucher e partite iva. Devi pur dargli degli strumenti per gestire in maniera un pò più flessibile il lavoro rispetto alla classica assunzione a tempo indeterminato. L'obiettivo principe dovrebbe essere infatti quello di dare un lavoro pagato il giusto alla gente. Se inizi a mettere troppi paletti anche ad un semplice contratto a termine si rischia che l'imprenditore rimandi l'assunzione a tempo indeterminato a tempi migliori quando è certo che potrà sostenere il costo. In questo modo però si è persa l'occasione di far lavorare magari anche solo per tre o sei mesi una persona che avrebbe comunque avuto contributi pieni, TFR, malattie, ferie, permessi, ecc.
Comunque per ora queste sono tutte chiacchiere. Aspettiamo di vedere, se e quando ci arriveremo, le modifiche effettive.
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